Giorgio Giardina
Arte e Scienza
“L'essenza dell'arte è riservatezza infinita”
Gottfried Benn
Non è impossibile nella storia dell’arte e della letteratura imbattersi in personalità complesse che abbiano nelle loro opere intessuto l’arte alla scienza o viceversa, tuttavia non è neppure cosa tanto ovvia.
Nel mondo dell’arte mi viene subito in mente lo scienziato-fotografo pittoricista Peter Henry Emerson (1856-1936) che alla medicina preferì praticare la fotografia insistendo però sul fatto che la scienza sia il fondamento unico per l’arte. Un tipo di fotografia naturalistica di tipo fisiologico-percettivo, ossia attraverso la percezione del soggetto riconsegnare la natura all’occhio che fisiologicamente (ancor prima di una scelta estetica) mette a fuoco solo una parte dell’immagine (tutto il resto rimane fuori fuoco), e questa fu la grande rivoluzione scientifico-artistica di Emerson.
Nel campo della letteratura penso a Gottfried Benn (1886-1956), medico, poeta e scrittore tedesco che alla medicina preferì “esercitare” la letteratura. Formatosi nel clima dell’espressionismo ma con una forte componente simbolista-decadente, questa lo portò da un’iniziale e “fisiologica” prospettiva pessimistica a un nihilisme punto senza capo che lo stesso Benn aveva cercato di superare. Nelle sue raccolte liriche Morgue (1912) Benn scrive che l’artista “È freddo, la sua materia deve essere mantenuta fredda, egli infatti deve dare forma all'idea, alle ebbrezze cui gli altri possono umanamente abbandonarsi […]. È cinico e sostiene di non essere altro, mentre gli idealisti siedono fra gli uomini di cultura e le classi produttive”.
Eppure credo che in questa frase di Benn risieda la contraddizione degli artisti-scienziati, ossia il loro doversi confrontare con cuore idealista con una realtà materiale, fugace ed effimera.
Giorgio Giardina in questa dimensione non fa eccezione e infatti le sue opere sono eccezionali e al tempo stesso emblematiche. Le opere di Giardina rivelano una tensione, relazioni “modulari” minuscole e abnormi sono i soggetti prediletti dall’artista riportati spesso anche nei titoli delle opere.
L’arte di Giardina è un’arte che interroga, che non svela niente se non il segno evidente della sua tensione, ma che tuttavia rappresenta piccolissimi micro-macroscopici legami. L’origine misteriosa dell’esistenza sembra attirare l’artista come un magnete ed egli, da bravo scienziato, la ricerca nelle “trame” delle sue opere.
Ciò che si vede è solo materia e funzione?... “Chi siamo” è il titolo di un acquerello del 1994 che rappresenta uno scheletro. I disegni acquerellati rivelano un espressionismo tetro e furioso, mentre le grandi opere del 2006 “Potenze e declino” rivelano il gusto dell’artista per l’objet trouvé la componente giocosa e leggera dell’esistenza e il non-sense, penso in particolare all’opera “Punti di Vista”.
Niente di assurdo, sentimentale, o concettuale nel linguaggio di Giardina. La sua ricerca si pone in una via intermedia tra l’idea teorica e il sangue attraverso la prassi sperimentale. Fondamento unico per l’arte resta la Scienza. Da Lei l’idea, da Lei l’intuizione.