MARGHERITA MASSIMINO: Addio amata figura
"Non c'è via più sicura per evadere dal mondo, che l'arte;
ma non c'è legame più sicuro con esso che l'arte"
J. Wolfgang Goethe
Margherita Massimino è pittrice e restauratrice. Ritrattista amante delle sillabiche sfumature dei volti. Dalla memoria di una ruga d’espressione trae una forza energica/vitale inesauribile. Tuttavia s’interrompe e si frammenta nei suoi lavori più recenti in mostra. Frammenta l’immagine - ora fantasmizzata -, i colori, il gesto, il pensiero. La figura si volatilizza, tuttavia non scompare. Si trasforma. In questa dimensione migrante originano le teste spigate. Volti ermafroditi archetipici che ricordano L’ “Evoluzione” di Mondrian (1910). Alcuni hanno gli occhi chiusi, altri socchiusi, alcuni emettono un suono, un lieve sospiro. Un soffio..
Dopo aver frequentato l’istituto d’arte, l’artista si forma in un laboratorio di restauro, esperendo l’alchimia dei materiali, vivendo una relazione con gli oggetti e con le immagini in una dimensione ancora simbolico/metaforica, una relazione – oggi - quanto mai “trasgressiva” nella sua eccezionale arcaicità, già assimilabile a un’umanità un po’ perduta, l’artista fonde i suoi nuovi segni con le tecniche pittoriche e le atmosfere raffinate dei grandi Maestri del passato.
E, anche se oggi non va più di moda l’Immagine, ma piuttosto va di moda l’immagine dell’artista, in particolare quella dell'artista distratto da una mondanità continua e frettolosa, vestito di "stracci" neri ma di buona marca. Oppure quella dell’artista manager con la ventiquattrore e gli occhiali da sole anche di notte, capace di organizzare pranzi d’affari convenienti. Oggi un artista deve prima di tutto saper intavolare trattative con i galleristi – quelli ricchi - e con i critici – quelli famosi e ricchi. Addirittura, alcuni di loro, vengono creduti, elogiati, osannati, lodati, corteggiati, proclamati. Alla fine, venduti.
L’artista presentata, quanto mai lontana dal physique du role dell’artista mondano, appare invece una creatura ostinata, fluida e ordinata. Le sue ricerche volgono lo sguardo oltre la pittura, verso una smaterializzazione, che fa della luce l’elemento centrale della sua ricerca e fa di lei un’esploratrice dell’immagine sperimentale dell’arte, un’immagine che sta cercando di uscire dal luogo simbolico.