Gianluca Concialdi: MOODCLOTH
La mostra di Gianluca Concialdi (Palermo 1981), anche noto con il soprannome di Giallo Concialdi, è ospitata all’ex pastificio Cerere nel popolare quartiere di San Lorenzo. Il palazzo di via degli Ausoni ha una storia abbastanza complessa [1]. La mostra di Concialdi si trova in un appartamento privato (anche difficile da trovare) che per l’occasione è stato svuotato quasi per intero (eccetto alcuni mobili, un tavolo e due poltrone). Fa parte di un progetto “non curatoriale” — come ha ribadito in un’intervista per Artribune l’ideatrice Ilaria Leoni — cito testualmente "si tratta nello specifico di un project space itinerante, che propone un programma con giovani artisti italiani ed internazionali, ma presenterà anche delle figure degli anni Settanta, al momento non troppo seguite” [2], che ha preso il via a Roma negli spazi di The Gallery Apart.
Le opere in mostra sono di dimensione ambientale. Lo spazio va esperito senso-motoriamente. Comincio a camminare tutt'intorno alla stanza e tra le opere, zigzagando tra i panneggi che scendono dalle travi del soffitto, metri di comunissimi pannospugna da cucina, serigrafati con un soggetto marino, sempre lo stesso ripetuto su ogni drappo: un’alga.
L’artista riporta che l’allestimento non era stato in origine concepito in questo modo, ma che tuttavia aveva trovato una sua ragion d’essere in quello spazio, come se - in fondo - fosse stato originariamente pensato così.
Fa inoltre notare l’illuminazione con luci a neon, poste a terra, volutamente a una bassa temperatura per ottenere una luce da camera, in opposizione alla più comune illuminazione da allestimento museale, poiché, nella sua idea, l’allestimento doveva avere un carattere unitario.
Personalmente non ho percepito alcuna continuità; al contrario, i panni penzolanti risultano separati non solo materialmente ma anche spazialmente e concettualmente, nonostante la ripetizione dello stesso segno su ogni panno.
Forse l’artista originariamente aveva pensato a un allestimento più “brutto”, meno ordinato, più casuale-accumulativo?
A completare l’installazione ambientale vi sono cinque piccole fotografie incorniciate (che quasi non si notano), ognuna appesa su una parete isolata, che rappresentano nudi femminili. Non sono state scattate da Concialdi, che le definisce “donazioni” al suo archivio di fotografie personali. L’artista inoltre sottolinea come queste fotografie non solo completino la mostra, ma che siano addirittura “gli occhi dello spazio”.
Che nudi sono? Sono ritratti di giovani ragazze in pose completamente dette, che hanno il sapore di un pettegolezzo pornografico da chat-room. Quasi nulla è lasciato all’immaginazione .
[1] Per approfondire l’argomento: Guglielmo Gigliotti, Gradi di visibilità: Roma anni ottanta in Il confine evanescente. Arte italiana 1960–2010, a cura di Gabriele Guercio e Anna Mattirolo, Mondadori Electa, Verona 2010, pp. 24–26.
[2] http://www.artribune.com/tag/ilaria-leoni/
Ermes presso Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 1 — primo piano
5 novembre > 18 dicembre 2014
ermes-ermes.com