Rifondazione del sistema dell'arte (?)
“Ma qui si recita, senza né follia, né serietà”
Paolo Conte, Psiche, 2008
Il libro d’artista, che oggi va così di moda tra gli artisti emergenti - e non solo - potrebbe rappresentare in qualche forma il tentativo da parte di un sistema dell’arte che sta morendo di salvarsi? Manifesto camuffato da libro d’artista? Può un libro d’artista composto dalle mani di un esiguo gruppo di giovani artisti che orbita attorno a una stessa galleria, nascondere (e neppure tanto) l’intenzione di un "Manifesto"? Ovvero, di una “nuova” rifondazione dello stesso camaleontico sistema dell’arte?
Mi pongo queste domande, dopo aver visto recentemente la mostra dell’artista Gianluca Concialdi (Palermo 1981), anche noto con il soprannome di Giallo Concialdi, ospitata all’ex pastificio Cerere nel popolare quartiere di San Lorenzo. Il palazzo in via degli Ausoni ha una storia abbastanza complessa[1] e oggi gli artisti fanno a gara per occupare uno di quei famigerati “Ateliers”, cercando d’inserirsi come possono.
Ma quei loft non risuonano come alloggi-studio, laboratori, hanno tutt’altro gusto - anche se alla vista potrebbe sembrare un luogo dismesso - esternamente. All'interno di uno dei quartieri storicamente e gustosamente più popolari di Roma si staglia il palazzotto del Pastificio (ex) Cerere, nel quale abita il paradosso: si conducono pranzi manageriali tra artisti, galleristi e curatori che frequentano il posto e devono portare a termine trattative e compravendite - anche impegnative.
L’esperienza della mostra di Concialdi ha innescato in me una serie di riflessioni e curiosità, direttamente collegate ai libri d'artista e al sistema dell'arte. Quando ho visto l'artista buttato come un cuscino su una poltrona, ho pensato "Ma questo qua che fa? Poveretto, si annoia." Forse avevo torto, o forse no, ma sta di fatto che nel breve percorso dell'artista i suoi limpidi presupposti di indipendenza a un certo punto hanno incrociato i cordoni del sistema dell’arte.
In un’intervista del 2012 gli allora critici curatori dell’artista, a proposito di una sua performance avvenuta nel porto di Cagliari, avevano scritto: “Concialdi vuole attivare un meccanismo semplice ed efficace che indaghi e contraddica lo spazio dell’artista, dell’opera e dell’arte, evitando con cura, e dovuta ironia, ogni trappola espositiva e formale, costruendo la mostra in progress, visitabile solo il giorno dopo la sua partenza.”. Ma l’artista da quel momento e forse proprio a partire da quella performance, fa una scalata improbabile.
Nel 2014 partecipa e vince il Menabrea Art Prize, premio annuale indetto da Untitled Association e finanziato dal famoso marchio di birra, ricevendo un generoso premio in denaro e la possibilità di realizzare e pubblicare un libro d’artista - eccolo! - in collaborazione con CURA.BOOKS. Ed è interessante notare come l’iniziale prerogativa dell’artista - dichiarata dai curatori nell’intervista - cioè quella di “evitare con cura e dovuta ironia ogni trappola espositiva e formale”, alla fine sia stata, consapevolmente o meno, del tutto sovvertita dall'artista e dal suo seguito.
Nell’ottobre 2014 Concialdi finisce a esporre in uno spazio che nel 2013 Gianfranco Baruchello aveva utilizzato per realizzare un progetto inedito la cui mostra fu accompagnata da un catalogo, edito dalla Fondazione Volume!, con testi firmati dai nomi più altisonanti del sistema dell'arte, fra i quali Achille Bonito Oliva, Gianfranco Baruchello, Carla Subrizi, Silvano Manganaro, Paolo Emilio Antognoli e Massimo Sanacore. Cosa c'entra il luogo di una mostra con l'artista e il sistema dell'arte? Il luogo non è mai solo una dimensione fisica tradotta in incontri fra persone, vernissage di mostre, ecc.. Il luogo diventa anche simbolo. Sarà l'artista a scegliere, sempre (o quasi).
[1] Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento consiglio di leggere il saggio di Guglielmo Gigliotti, Gradi di visibilità: Roma anni ottanta, contenuto nella raccolta di saggi Il confine evanescente. Arte italiana 1960-2010, a cura di Gabriele Guercio e Anna Mattirolo, Mondadori Electa, Verona 2010, pp. 24-26.